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A volte basta poco, una penna e un foglio di carta, e la nostra mano viene guidata dall’inconscio ad usare la tavolozza del nostro vissuto per creare disegni, immagini che parlano di noi. 

Il disegno a mano libera, che nasce quando si lavora con l’emisfero destro del cervello – quello specializzato nella percezione delle immagini, che ci consente di accedere alla nostra creatività e alle facoltà inventive – rivela interessanti informazioni sulla personalità del suo autore. Partendo da questo assunto, gli architetti belgi Jan de Vylder e Inge Vinck, Guest Editor del numero 61 di IQD, hanno scelto il tema del disegno libero per parlare di architettura senza immagini di architettura.

Copertina IQD 61

Hanno così invitato architetti provenienti da diversi paesi a inviare i loro disegni, affrancati da qualsiasi regola e possibilmente non legati ai loro lavori, e la risposta non si è fatta attendere: in poche settimane sono arrivati 44 disegni, alcuni realizzati ad hoc per l’occasione, altri riferiti a momenti che hanno segnato le loro esistenze, come la quarantena forzata dei mesi scorsi.

Disegni di Inge Vinck e Jan De Vylder.

Nati nei modi più diversi, nei luoghi più vari e con le tecniche e i supporti più disparati, i disegni di questa raccolta, tanto liberi quanto rivelatori, o meglio, rivelatori in quanto liberi, rappresentano, nell’esperimento ideato dai curatori, un tentativo di leggere l’architettura moderna attraverso la personalità dei suoi creatori. Ogni disegno è latore di una visione, di una dichiarazione, a volte persino di un messaggio che diventa portavoce di una collettività.

Disegni di Michael Meredith e Philip Christou

In quest’ottica, ipotizzando la definizione di una visione dell’architettura moderna partendo da un’analisi non solo dei disegni, ma anche degli spazi lasciati vuoti dagli autori, abbiamo pensato che, per un quadro soddisfacente non potessero bastare una quarantina di esponenti del mondo della progettazione e abbiamo deciso di estendere l’invito ai lettori, lasciando loro la possibilità di disegnare la COPERTINA.

Copertina di Luis Moya

E’ nata così la sfida, unica nel suo genere, di costruire insieme, in un dialogo aperto, un panorama dell’architettura dei giorni nostri attraverso la diversa chiave di lettura del disegno, inteso come esternazione inconscia, e per questo autentica, delle percezioni e dei metodi dei suoi protagonisti. Il vastissimo album di copertine disegnate dai nostri lettori, di cui vi mostriamo una piccola parte, rappresenta una testimonianza per il futuro che, forse, potrebbe offrire domani interessanti punti di vista e interpretazioni dell’architettura che ci circonda.

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