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Fábrica de Cultura: Scuola di Arti e Tradizioni Popolari (EDA) / Urban-Think Tank Alfredo Brillembourg per IQD

Architetto: Alfredo Brillembourg and Hubert Klumpner UTT@ETH Zurich
Luogo: Barranquilla, Colombia
Anno: 2022
Fotografo: Copyright Klumpner Chair of Architecture and Urban Design ETHZ / Alejandro Arango and Luis Bernardo Cano. Gregory Alonso
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Il complesso della Fábrica de Cultura: Scuola di Arti e Tradizioni Popolari (EDA) nel Barrio Abajo, un quartiere popolare di Barranquilla, in Colombia, è stato costruito all’interno di una fabbrica di tabacco abbandonata. L’aggiunta di un nuovo edificio dedicato alle arti nel cortile della vecchia fabbrica ha creato un centro dinamico per il quartiere. La Fábrica offre uno spazio creativo a 2.800 giovani per apprendere arti creative e tradizioni popolari incentrate sulla cultura del Carnevale di Barranquilla, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Gestita dal Comune, la scuola offre educazione artistica e artigianale – in undici discipline: musica, danza, scultura, sartoria, poesia pittorica, teatro, produzione alimentare, cinema digitale e tecniche audio – ai residenti locali, indipendentemente dalla loro condizione sociale o economica.

Il progetto si basa sui modelli vernacolari dell’architettura industriale del quartiere degli anni ‘50 e utilizza una robusta ossatura in cemento rifinita con materiali locali per creare una struttura creativa di spazi sovrapposti, coperti e scoperti, che possono essere modificati e riprogrammati dagli utenti nel corso del tempo. La Fábrica de Cultura rappresenta un prototipo di edificio flessibile che potrebbe essere replicato in altre parti di Barranquilla e della Colombia, utilizzando la cultura e le arti popolari come strategia inclusiva in tutta la regione.

Perché Barranquilla? Alfredo Brillembourg per IQD

Oggi Barranquilla è la città più grande della regione della costa caraibica settentrionale della Colombia, ma è sempre stata una vivace città portuale e quindi una destinazione per migranti e rifugiati. Nel diciannovesimo secolo, persone in fuga dall’impero ottomano, arabi siro-libanesi ed ebrei cercavano di raggiungere la Colombia passando per Barranquilla. Ondate di immigrati dalla Germania, dalla Polonia e dall’Italia arrivarono durante e subito dopo la prima e la seconda guerra mondiale, nello stesso periodo in cui ancora più persone stavano arrivando dal Medio Oriente e dall’Asia. L’aggiunta di queste persone alle popolazioni indigene e spagnole che vivevano lì ha reso Barranquilla una città insolitamente complessa, anche per gli standard delle più grandi città costiere delle Americhe.

L’afflusso di immigrati e la migrazione della popolazione rurale verso la città – quest’ultimo un fenomeno globale – ha portato inevitabilmente a una crescita considerevole e alla richiesta di proposte di accoglienza in questa città, nota per la sua urbanistica caotica. In una crescente disparità di ricchezza e posizione sociale, la vivacità dei tradizionali mercati locali è diminuita; i residenti ricchi preferiscono le catene di supermercati e si spostano con auto private, eliminando ogni forma di integrazione e interazione, un tempo generate dall’accesso pedonale agli spazi pubblici.

Sotto questo aspetto Barranquilla somigliava a molte delle città in cui avevamo cercato di lavorare in passato. Ma c’erano alcune importanti differenze. Sebbene le persone che abbiamo incontrato – vari stakeholder della città – fossero nettamente divisi sui dettagli del processo di pace, allora in corso, concordavano tutti sul fatto che la pace fosse l’obiettivo principale. L’altro elemento distintivo, per noi ancora più importante, è il Carnevale di Barranquilla. Il carnevale multiculturale, con tradizioni che risalgono al XIX secolo, è uno dei festival più famosi della Colombia e secondo per dimensioni solo al carnevale di Rio de Janeiro. Il carnevale di Barranquilla, che si svolge nel corso di quattro giorni, fino all’inizio del Mese Santo, è così degno di nota che nel 2002 il Congresso Nazionale Colombiano lo ha dichiarato Patrimonio Culturale della Nazione e, nel 2003, l’UNESCO lo ha nominato Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.

Per noi il carnevale è stato l’evento più aggregante e inclusivo di Barranquilla, per molti versi un modello di integrazione e riconciliazione tra popolazioni diverse, in alcuni casi opposte. Per la città rappresenta un’opportunità di attivismo culturale, un evento, o una serie di eventi, che sono allo stesso tempo fittizi e veri, figurativi e reali. Poiché è intrinsecamente teatrale, ai partecipanti è permesso dire e fare ciò che altrimenti sarebbe considerato trasgressivo.

Quien lo vive, es quien lo goza Questo è il motto del carnevale di Barranquilla: quelli che lo vivono sono quelli che si divertono. Ma poiché gozar ha un secondo significato, sarebbe ancora più esatto dire che quelli che lo vivono sono quelli che lo possiedono. Il carnevale nasce, è fatto e appartiene agli abitanti dei quartieri della città; è la loro vetrina, un’espressione di chi sono veramente e di ciò a cui aspirano. E lo vivono durante tutto l’arco dell’anno attraverso i preparativi e le produzioni. Abbiamo passato due anni a fare ricerche sul carnevale, incontrando gli organizzatori dei balli e della musica nelle loro sale di prova.

Abbiamo visitato artisti di talento come Yino Marquez nel suo studio nel quartiere Barrio Abajo. Abbiamo parlato con i coreografi e gli insegnanti di danza nelle loro aule all’aperto, visto gli impianti di produzione audio e video, visitato gli stilisti e le sarte che realizzano i costumi per il re e la regina del carnevale. Nonostante la raffinatezza e la complessità degli sforzi di molti dei gruppi carnevaleschi e il ruolo del carnevale nella cultura di Barranquilla, non erano disponibili spazi dedicati a questi lavori. Artisti, artigiani e musicisti erano sparsi in tutta la città, lavorando e formandosi in aule e strade vuote e in qualunque spazio in disuso potessero trovare. In questo fatto abbiamo trovato il nostro scopo: rintracciare un posto da poter trasformare in una scuola di arti e mestieri carnevaleschi, preferibilmente un edificio industriale abbandonato da poter riconvertire.

Avevamo in mente un posto che potesse ospitare tutti i lavori attinenti al carnevale, un luogo in cui quell’attività potesse anche fungere da motore per lo sviluppo e il rinnovamento urbano; un luogo capace di riunire le persone nei loro sforzi comuni e di aumentare la visibilità di questo patrimonio culturale. Collaborando con il sindaco e gli stakeholder locali, abbiamo identificato il sito perfetto. Tra il Barrio Abajo e il centro storico si trova un’area, un tempo sede di piccole industrie e singoli laboratori, un quartiere già destinato al rinnovamento urbano. Lì abbiamo trovato una vecchia fabbrica di tabacchi abbandonata, in una strada destinata a diventare un viale. L’edificio fu acquisito dal Comune, per essere valorizzato utilizzando fondi comunali e il ricavato della lotteria nazionale. Ci è voluto un anno per capire cosa faceva e di cosa necessitava ciascuna delle arti: Che tipo di spazio? Quali avrebbero dovuto essere le sue dimensioni? Cosa sarebbe stato occupato a tempo pieno e cosa invece avrebbe potuto essere condiviso?

Un auditorium semiinterrato, con cinquecento posti a sedere, è sormontato da una sequenza di grandi volte in mattoni catalani, in risposta alle volte più piccole del vecchio edificio. Lo spazio aperto tra la sommità delle volte, che si elevano solo di un paio di metri sopra il livello del suolo, e la piattaforma in cemento del nuovo edificio funziona come una sorta di area giochi. Per rendere la scuola sostenibile ed economicamente abbordabile, l’edificio sfrutta la ventilazione naturale e i pannelli solari forniscono l’energia. Il progetto ha avuto un ampio sostegno, come non ci era mai capitato prima. L’allora sindaco, Elsa Noguera, nel 2015 ha sostenuto con entusiasmo il progetto e l’attuale sindaco Jaime Pumarejo ha inaugurato nel 2022 il nuovo edificio, di cui la stampa ha ampiamente parlato, affermando che avrebbe favorito l’emergere di nuovi talenti e fornito una formazione professionale per le arti tradizionali, fondamentali per la cultura di Barranquilla.


  • Architects: Alfredo Brillembourg and Hubert Klumpner UTT@ETH Zurich
  • Local Partner: Manuel Moreno (UniNorte) Sergio Chirivella (UniNorte)
  • Area: 11,500 m²
  • Year: 2014-2022
  • UTT@ETH Project Architect: Diego Ceresuela
  • Additional U-TT Team: Pablo Levine, Blanca García-Gardelegui, Alejandro Jaramillo, Cristian Zabalaga, Lucas Lerchs, Diogo Figueiredo, Lea Rüfenacht, Marie Grob, Sofia Avramopoulou, María Paula Celia, Melanie Imfeld
  • Structural Engineering: Andrés Guzmán, Osvaldo Guzmán (UniNorte)
  • Design studies Vaulted Structures: Block Research Group
  • Design studies Bioclimatic Systems: Arno Schlueter
  • Graphic Design: Atelier Intégral Ruedi and Vera Baur
  • General Contractor: Consorcio EDA Caribe 2018
  • Photos: Copyright Klumpner Chair of Architecture and Urban Design ETHZ / Alejandro Arango and Luis Bernardo Cano. Gregory Alonso

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