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CHERUBINO GAMBARDELLA

Verosimile IQD 54

BIOGRAFIA

Nato a Napoli nel 1962. Architetto e professore ordinario di progettazione architettonica, nel corso degli anni insegna presso numerosi Atenei italiani (Roma, Napoli, Ascoli Piceno, Venezia) e tiene numerose conferenze presso Università straniere. Alla fine degli anni 80 fonda lo studio di architettura Gambardellarchitetti con sedi a Napoli e Milano. La sua indagine teorica si focalizza sull’invenzione del concetto di bellezza democratica, una bellezza non convenzionale, frutto dell’utilizzo di materiali poveri e di uso comune. Da anni coniuga la riflessione sull’architettura a una continua ricerca progettuale evidente in molte opere realizzate: dall’allestimento allo spazio interno, dall’edificio al quartiere, dal restauro all’architettura metropolitana. Nel 2003, fa parte del gruppo coordinato da Umberto Riva vincitore della Medaglia d’oro per l’Architettura Italiana alla Triennale di Milano. Nel 2003, 2006 e nel 2009, come singolo autore è finalista della Medaglia d’oro per l’Architettura Italiana alla Triennale di Milano. Nel 2012 ha coordinato il gruppo vincitore della competizione per il progetto del Cluster Biomediterraneo all’EXPO di Milano 2015. Tra i suoi progetti ricordiamo: le case popolari ”Case Blu” a Napoli, la casa “Zucca Bianca” ad Itri e la Scuola professionale in Senegal. È autore di diversi libri teorici ed inoltre la sua produzione di collage è stata oggetto di prestigiose mostre internazionali, tra cui la mostra Cut’n Past curata da Pedro Gadhanho presso il MOMA di New York.

Verosimile

Questo è un numero che prende una posizione culturale precisa. Lo sguardo sull’architettura del mondo si angola spostandosi con decisione verso una dimensione sognante. In fondo abbiamo bisogno di tracce che riconosciamo e al tempo stesso di trasfigurare le cose riconosciute. Penso all’Eterno presente di cui parlava Sigfried Giedion, cioè a qualcosa che sfugga a una traccia evolutiva e attinga a una dimensione temporale vasta in cui realtà e immaginario si incontrano in edifici che trasformano quello che incontrano con appassionata cura e senza mimesi. Ecco delle torri leggere sulle spiagge del Libano che accolgono tracce diverse. Il mito mediterraneo le abita con forza e la pergola suggerisce la leggerezza iconica dei Badgir pakistani, sono residenze ma potrebbero essere tracce superstiti di un Castrum scomparso: sfuggono a una classificazione per attingere a un universo poetico che il loro autore, Hashim Sarkis, raggiunge con naturalezza, senza alcun cigolio. Diametralmente opposta per segno, ma di grande intensità è l’università a Kigali progettata da Patrick Schweitzer & Associés Architectes come un borgo in forma di corpo isotropo dalla potenza inusitata, presente nelle solide geometrie cave delle mastabe arancio e grigie, dove il cemento prende nello spazio interno una potenza narrativa simile alle stalattiti di una grotta. Analogamente la forma sinuosa in laterizio di carattere troncoconico evoca a Seul – nella casa a cinque livelli pensata dallo studio stpmj – una storia coreana frutto di fervida immaginazione e intensamente plausibile. L’intervento di David Chipperfield regola, poi, il rapporto con il fiume reinterpretando una Berlino inedita sull’isola dei Musei. Sofisticata e autoriale la rilettura delle splendide case che alimentano il mito olivettiano di una storia trasfigurata nell’oggi, così come lo stesso tema anima il lavoro di Interval Architects nell’opposizione laterizia tra torre e barra, uno dei temi compositivi più difficili e qui brillantemente risolto. Questo mondo di architetture apre all’atlante verosimile e completa il numero saldando una volta per tutte l’ingiusto iato che talvolta interrompe il colloquio tra concretezza e autorialità.

A CULTURAL POSITION

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