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Recuperare il Corviale: Il Chilometro Verde / t-studio

Architetto: t-studio
Luogo: Roma, Italia
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Accantonata fortunatamente l’idea di demolire il Corviale – quel grattacielo orizzontale diventato negli anni uno dei simboli delle periferie urbane, ma anche un controverso elemento in bilico tra uno straordinario esperimento avanzato e utopico di architettura e un ecomostro – nel 2008 Ater e Regione Lazio hanno presentato un piano di rinascita, composto da due macro-interventi, uno dei quali riguardante la ristrutturazione del famoso quarto piano.

Dopo diverse revisioni, questo progetto, firmato dall’architetto Guendalina Salimei di TStudio e portato all’attenzione del grande pubblico anche grazie al suo racconto nel film Scusate se esisto con Paola Cortellesi e Raul Bova, ha finalmente preso il via nel 2019. Questo piano, che attraversa orizzontalmente Corviale al centro, dividendone l’imponente massa in due edifici sovrapposti con distribuzioni tipologiche diverse, era stato originariamente pensato da Fiorentino come luogo destinato ad attività pubbliche, negozi, botteghe artigianali, spazi sociali e d’incontro. Servizi e attività pubbliche, complementari alle abitazioni, che purtroppo non hanno mai visto la luce, facendo perdere all’urbe l’opportunità di rendere questo intervento un frammento di città vivo e multifunzionale. Il piano è stato così occupato dagli abitanti, che hanno realizzato abusivamente una serie di alloggi in modo spontaneo, alterando in alcune parti i caratteri del progetto e creando un forte conflitto sociale tra abusivi e aventi diritto.

Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio

Il progetto di TStudio, che riguarda la ristrutturazione edilizia con cambio d’uso dei locali di questo piano, ha preso le mosse dalla convinzione che, per ricercare nuove forme innovative e condivise dell’abitare che dessero un senso all’intervento, bisognasse vivere, osservare, ascoltare il modo in cui Corviale, nella sua inaspettata permeabilità, aveva accolto nel corso degli anni diverse forme abitative, interpretando, anche in modo discontinuo, i bisogni reali del vivere contemporaneo. La tormentata evoluzione del Corviale, con la sua spontanea combinazione dei più diversi modi di abitare, offre oggi al mondo della progettazione spunti e insegnamenti che, se correttamente interpretati, possono fornire una serie di soluzioni per trasformare le periferie-dormitorio in incubatori autosufficienti di socialità, creatività e risorse provenienti da contesti eterogenei.

Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio
Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio

Il nuovo Corviale – si legge nella relazione di progetto coordinato dall’architetto Mario Fiorentino – è una grande unità residenziale, un unico complesso edilizio che si sviluppa con continuità per la lunghezza di circa 1 km e che, pur potendosi considerare dal punto di vista veramente fisico un solo gigantesco edificio, in realtà contiene ed esprime anche nella sua architettura la complessità e la ricchezza di relazioni propria della città. Un intervento illuminato, che si colloca in quel filone di tentativi di trovare una nuova scala di disegno per la città contemporanea. Come scrisse Franco Purini, ben poche opere hanno la stessa energia programmatica di quest’edificio. Le soluzioni che si possono trovare per risolvere il caso Corviale devono essere della stessa intensità. L’alternativa al Corviale è il Corviale stesso. Per rigenerare quest’imponente complesso, immaginato come un grande acquedotto contemporaneo inserito nella campagna romana, bisogna quindi – come spiega l’architetto Salimei – sedersi al tavolo con chi le periferie le vive per capirle e reinterpretare quella varietà d’usi e di attività che si sono realizzati, grazie a una serie d’interventi spontanei e autogestiti, nelle relazioni di vicinato tra famiglie e gruppi eterogenei, nell’uso degli spazi comuni, nell’inserimento di artisti che, attraverso l’occupazione di spazi, hanno introdotto liberamente il tema del laboratorio.

Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio
Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio

Solo grazie a una serie di riscontri sul campo è stato possibile identificare l’unica possibile chiave di lettura per un progetto lungimirante nella coesione fra gli abitanti e in un senso di unità di vicinato, fortemente connessi alla presenza di una serie di spazi che sono stati trasformati in aree private condivise, dove, alla funzione di semplice distribuzione degli alloggi, si affianca quella della socializzazione delle famiglie. Questi spazi sono una delle più importanti novità tipologiche prodotte dall’auto-organizzazione, da recuperare, sviluppare e reinterpretare come elemento positivo per il nuovo progetto. Il progetto per la riqualificazione del piano libero prevede quindi, oltre alla realizzazione di una serie di alloggi ricavati all’interno della maglia strutturale esistente – studiati all’interno di un programma di sperimentazione legato all’uso condiviso, eco-sostenibile ed economicamente sostenibile degli ambienti – anche un certo numero di aree comuni per la socializzazione. Questi luoghi di mediazione tra un dentro e un fuori, tra privato e collettivo, costituiscono dei momenti fondamentali per il futuro di Corviale, perché attivano dei processi di partecipazione e di responsabilizzazione e rafforzano quel senso di appartenenza a una comunità, che rende possibile la valorizzazione di un ambiente.

Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio
Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio

La riqualificazione del quarto piano si trasforma così in un’occasione davvero strategica d’intervento perché è in grado di costituire un elemento d’interruzione positiva nella vita dei residenti. E per evidenziare la forza espressiva di questo messaggio, il progetto mantiene il piano libero come elemento d’interruzione nella facciata e di rottura nella linearità dello stesso. Il trattamento dei prospetti intende non solo comunicare la riconoscibilità del nuovo intervento, ma anche aumentare il benessere all’interno degli alloggi, schermandoli dalle radiazioni solari nei mesi estivi e creando uno spazio filtro nei mesi invernali. La riconoscibilità del segno orizzontale, elemento forte e di rottura, pensata da Fiorentino per il quarto piano, continua a essere letta anche in seguito a questo intervento, seppur attraverso diversi mezzi espressivi: quelli dell’inserimento dell’elemento natura e delle varie gradazioni di verde che colorano i soffitti di tutto il piano, visibili dalla strada. La scelta cromatica – spiega la Salimei – deriva dall’incontro con il luogo, con la sua luce e con la sua percezione e contribuisce fortemente alla riconoscibilità collettiva del complesso. Nelle ore notturne questa scelta viene esaltata da un’illuminazione lineare, celata nella veletta della lastra che funge da balaustrata al piano superiore. A partire dal progetto pilota di questo Chilometro Verde, si spera che il recupero di Corviale – del suo senso fortemente innovativo che lo connota e lo fa divenire una grande eterotopia urbana – possa innescare un processo virtuoso di possibili rigenerazioni delle periferie urbane su scala internazionale.

Photo courtesy Guendalina Salimei e T-Studio


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