
Liu Jiakun è il vincitore del Pritzker Architecture Prize 2025
Il Pritzker Architecture Prize annuncia Liu Jiakun, di Chengdu, Repubblica Popolare Cinese, vincitore del Pritzker Architecture Prize 2025 , il premio considerato a livello internazionale come la più alta onorificenza nel campo dell’architettura

“L’architettura dovrebbe rivelare qualcosa, dovrebbe astrarre, distillare e rendere visibili le qualità intrinseche delle popolazioni locali. Ha il potere di plasmare il comportamento umano e creare atmosfere, offrendo un senso di serenità e poesia, evocando compassione e misericordia e coltivando un senso di comunità condivisa”, esprime Liu.
Intrecciando apparentemente antipodi come l’utopia contro l’esistenza quotidiana, la storia contro la modernità e il collettivismo contro l’individualità, Liu propone un’architettura affermativa che celebra la vita dei cittadini comuni. Liu sostiene il potere trascendente dell’ambiente costruito attraverso l’armonizzazione di dimensioni culturali, storiche, emotive e sociali, utilizzando l’architettura per creare comunità, ispirare compassione ed elevare lo spirito umano.
“Attraverso un eccezionale corpus di lavori di profonda coerenza e qualità costante, Liu Jiakun immagina e costruisce nuovi mondi, libero da qualsiasi vincolo estetico o stilistico. Invece di uno stile, ha sviluppato una strategia che non si basa mai su un metodo ricorrente, ma piuttosto sulla valutazione delle caratteristiche e dei requisiti specifici di ogni progetto in modo diverso. In altre parole, Liu Jiakun prende le realtà attuali e le manipola al punto da offrire talvolta uno scenario del tutto nuovo della vita quotidiana. Al di là delle conoscenze e delle tecniche, il buon senso e la saggezza sono gli strumenti più potenti che Liu Jiakun aggiunge alla cassetta degli attrezzi del designer”, si legge nella Citazione della giuria.
Liu crea aree pubbliche in città popolate dove il lusso dello spazio è largamente assente, creando un rapporto positivo tra densità e spazio aperto. Moltiplicando le tipologie all’interno di un unico progetto, innova il ruolo degli spazi civici per supportare l’ampiezza dei requisiti di una società diversificata. West Village (Chengdu, Cina, 2015) è un progetto di cinque piani che si estende su un intero isolato, contrastando visivamente e contestualmente con la matrice dei caratteristici edifici di media e alta altezza. Un perimetro aperto ma chiuso di percorsi in pendenza per ciclisti e pedoni avvolge al suo interno una vibrante città di attività culturali, sportive, ricreative, d’ufficio e commerciali, consentendo al contempo al pubblico di affacciarsi sull’ambiente naturale e costruito circostante. Il Dipartimento di Scultura dell’Istituto di Belle Arti di Sichuan (Chongqing, Cina, 2004) mostra una soluzione alternativa per massimizzare lo spazio, con livelli superiori che sporgono verso l’esterno per estendere la metratura di un’area ristretta.
“Le città tendono a segregare le funzioni, ma Liu Jiakun adotta l’approccio opposto e sostiene un delicato equilibrio per integrare tutte le dimensioni della vita urbana”, commenta Alejandro Aravena, presidente della giuria e vincitore del Premio Pritzker 2016. E continua: “In un mondo che tende a creare infinite e noiose periferie, lui ha trovato il modo di costruire luoghi che sono allo stesso tempo edifici, infrastrutture, paesaggi e spazi pubblici. Il suo lavoro può offrire spunti di grande impatto su come affrontare le sfide dell’urbanizzazione”.
LE OPERE
In tutte le sue opere, Liu dimostra un rispetto per la cultura, la storia e la natura, raccontando il tempo e confortando gli utenti con la familiarità attraverso interpretazioni moderne dell’architettura classica cinese. Le gronde piatte del Suzhou Museum of Imperial Kiln Brick (Suzhou, Cina, 2016) e le pareti finestrate del Lancui Pavilion of Egret Gulf Wetland (Chengdu, Cina 2013) reimmaginano la forma di padiglioni risalenti a molti millenni fa. I balconi a gradoni del Novartis (Shanghai) Block – C6 (Shanghai, Cina, 2014) ricordano le torri di molte dinastie. Il Luyeyuan Stone Sculpture Art Museum (Chengdu, Cina, 2002), che ospita sculture e reliquie buddiste, ricalca il modello di un giardino tradizionale cinese, bilanciando acqua e pietre antiche per riflettere il paesaggio naturale. Nella convinzione che il rapporto dell’uomo con la natura sia reciproco, gli edifici emergono e si dissolvono nell’ambiente circostante, come nel caso di The Renovation of Tianbao Cave District of Erlang Town (Luzhou, Cina, 2021), immerso nel lussureggiante paesaggio roccioso della Tianbao Mountain. La flora locale e selvatica è presente in tutte le sue opere: i mattoni sono rovesciati per consentire alle erbe di fiorire attraverso i fori del nucleo, i boschetti di bambù indigeni sono piantati in nuovi siti e i pavimenti e i soffitti sono progettati con aperture per consentire la continuazione degli alberi esistenti.
La sua architettura onesta presenta la sincerità dei materiali e dei processi testuali, mostrando imperfezioni che resistono, piuttosto che degradarsi, nel tempo. Non predilige i prodotti manifatturieri, preferendo l’artigianato tradizionale e utilizzando spesso materiali grezzi locali che sostengono l’economia e l’ambiente, costruiti per e dalla comunità. L’edificio del Dipartimento di Scultura espone dettagli vorticosi dell’autentica lavorazione manuale dell’intonaco di sabbia di Chongqing, lasciati a vista piuttosto che affinati. L’architetto fa rivivere i materiali e gli spiriti riciclando le macerie del terremoto di Wenchuan del 2008 e rafforzandole con fibre di grano e cemento locali per produrre mattoni fortificati con una maggiore efficienza fisica ed economica rispetto all’originale. I “Rebirth Bricks” si trovano ampiamente nell’edificio Novartis, nel Museo Shuijingfang (Chengdu, Cina, 2013) e nel West Village, la sua opera più grande. La devastazione ha prodotto anche la sua opera più piccola, Hu Huishan Memorial (Chengdu, Cina, 2009), sotto forma di una tenda di cemento permanente, esposta non solo per una ragazza di 15 anni all’indomani della distruzione, ma per la memoria collettiva di un’intera nazione in lutto.

