V Pavilion / gambardellarchitetti
Dal rudere di un vecchio casale di campagna, situato tra i vigneti su di una collina del Cilento – l’area montuosa della Campania dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO – ha preso vita una residenza privata di 160 mq, i cui connotati estetici rifuggono da qualsiasi tentativo di riferimento a un immaginario familiare.
Non lo sono tout court, a maggior ragione nel territorio su cui insiste la casa: non sono difatti riconducibili alle ville della nobiltà caprese e neppure alla tradizione rurale del Cilento. Eppure, nella sua seducente unicità, la casa è fortemente radicata nel contesto e in sintonia con la natura circostante, al punto di inglobare nell’architettura, incastonato nel prospetto sud, un antico albero di ulivo dal fusto ritorto. Lo stesso prospetto sud, con la sua sequenza d’imbotti, come occhi aperti sul paesaggio, trasforma la casa nell’esclusiva platea aperta sulla visione del Mediterraneo, con l’isola di Capri in lontananza.
Il richiamo al Mediterraneo, così caro ai progettisti, gli architetti Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, alla sua storia e al suo coraggio, si trasforma poi da visione in materia, che avvolge l’architettura. In facciata, la tradizionale ceramica di Vietri, personalizzata con un disegno blu mare, si alterna alle pluviali di un arancione acceso, mentre all’interno, col suo candore, circoscrive gli spazi e al contempo ne sfuma i confini.
L’esterno della residenza parla un doppio linguaggio: da un lato l’elegante delicatezza della ceramica di Vietri e dall’altro i tubolari arancioni di diverse misure, che scandiscono lo spazio con tutta la loro crudezza. Il tubo pluviale in PVC, un oggetto comune, a tratti rozzo, che ritroviamo spesso accatastato in qualche angolo di cantiere, qui è declinato in una versione ready-made che ne cambia totalmente i connotati estetici e simbolici. L’architettura, contaminata da richiami all’arte informale, rimescola in modo compulsivo elementi nobili e poveri, tradizionali e moderni.
All’interno, l’astuto gioco delle ironie si ritrova nei soffitti dorati, poetici e al contempo sarcastici; nell’ampia zona living la geometria dinamica dei soffitti si rifà ancora una volta al moto ondoso del Mediterraneo, mentre il lungo corridoio che conduce alle cucine è costellato di faretti che ricordano quelle vivide notti stellate lontano dalla città e dal suo inquinamento luminoso.