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Stonehouse / Ö – Michela Ekström

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La Stonehouse è una casa-pietra, come uno dei sassi di Munari, estremamente solida all’esterno, cava e leggera all’interno.  Un piccolo edificio a Fiano Romano, interamente rivestito di travertino. E’ una casa che non viene riconosciuta come casa. E’ una fortezza che presenta una forte dicotomia tra interno ed esterno. L’interno diventa un cavum, un vuoto che genera continui cambi di percezione. E’ vivo il tema del guardare e dell’essere guardato, del contemplare inteso come atto creativo.  Abbiamo finestre sul cielo, sulle albe, sui tramonti.

Di fronte a una superficie estremamente ridotta, la strategia adottata è stata quella di lavorare con lo spazio e con il tema dell’osservazione e dell’essere osservati, della contemplazione come atto creativo. Uno spazio a doppia altezza, un soppalco, un patio vetrato, una terrazza chiusa con una finestra che si apre sul tramonto, un camino esterno, una piscina ad angolo: tutti questi elementi si relazionano per generare continui cambiamenti di scenario. Il filo conduttore è il materiale. Sempre e solo il travertino, come un’ossessione.

Le condizioni del terreno e l’isolamento dagli edifici circostanti hanno dato forma al progetto della casa. L’area di costruzione era di soli 6×12 m. Il piano terra è un open space rettangolare dotato di un patio vetrato che definisce un confine tra l’interno e l’esterno. Lo spazio è ampliato percettivamente dalla presenza di un camino esterno che funge da sfondo. Una scala metallica conduce al soppalco e alla terrazza esterna del primo piano, chiusa sui lati ma aperta sul cielo, uno spazio di intimo. Lo spazio a doppia altezza con il tetto inclinato collega visivamente i due livelli della casa. L’acqua è l’altro materiale della casa. Il riflesso dell’acqua dietro l’edificio ridefinisce il rapporto tra terra e cielo.

  • Architetto: Michela Ekström
  • Strutture: Stefania Caravelli
  • Superficie: 60 mq
  • Luogo: Fiano Romano (Roma)
  • Foto: Carlo Oriente


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