Phoenix Central Park / John Wardle Architects + Durbach Block Jaggers
Il nuovo Parco Culturale Phoenix, completato a Chippendale, una delle zone più di tendenza di Sydney, nota per i suoi magazzini ristrutturati e la scena creativa all’avanguardia, racchiude, dietro un iconico involucro in mattoni, due differenti spazi, progettati da due diversi studi di architettura. La Galleria, dedicata alle arti visive, è stata progetta dallo studio John Wardle Architects, mentre il Teatro, dedicato alle arti performative, è stato progettato dallo studio Durbach Block Jaggers Architects.
Perseguendo l’obiettivo della sua finanziatrice, la gallerista e filantropa australiana Judith Neilson, di far dialogare da una parte arti visive e arti performative e dall’altra arte e architettura, i due spazi, progettati dai due studi in totale autonomia formale e stilistica, sono connessi su più livelli, collegati da un’unica corte centrale con giardino e avvolti da un’unica pelle esterna, progettata congiuntamente dai due studi.
La facciata, realizzata con mattoni insolitamente lunghi e piatti, è stata ricoperta con un sottile velo di malta, che ne enfatizza il senso di continuità, interrotta solo da una serie di tagli, curve e volte in prossimità delle aperture – finestre, porte e portali – che rappresentano il dialogo tra i due spazi e tra il mondo interno e quello esterno.
Agli studi di architettura australiani John Wardle Architects e Durbach Block Jaggers, che hanno progettato rispettivamente la Galleria e il Teatro all’interno del nuovo Parco Culturale Phoenix di Sydney, è stato permesso di esplorare, in totale autonomia, all’interno del proprio linguaggio materico e formale per garantire ai due spazi le soluzioni più adeguate in termini di estetica abbinata alle precise esigenze funzionali di controllo della luce, del tasso di umidità, della temperatura e dell’acustica.
La Galleria è stata pensata come una sequenza di spazi che guida il visitatore in un viaggio da stanze più intime e contenute, dedicate all’esposizione di singole opere, ad ampi open space destinati a intere collezioni. Caratterizzata da pareti in calcestruzzo a vista, meticolosamente gettato in opera, e dalla presenza di luce zenitale che introduce una componente drammatica, la Galleria è formata da diversi volumi sovrapposti, interconnessi per mezzo di scale e passerelle. Ogni singolo volume, pur esprimendo una propria individualità espositiva, conserva una consapevolezza del progetto d’insieme.
L’adiacente Teatro dedicato alle arti performative è invece un unico spazio dalla forma a campana, rivestito in legno e concepito come un teatro Elisabettiano, in cui lo spettacolo è visibile da più punti di osservazione. Un balcone, che s’inserisce nel volume, fornisce un palcoscenico alternativo. Lo spazio riceve la luce naturale da una sola grande finestra dorata, che consente ai passanti di cogliere alcuni scorci degli interni.
I due spazi, in un dialogo continuo in virtù delle loro funzioni e della contiguità, sono collegati da un’unica corte centrale con giardino e avvolte da una pelle esterna che definisce e caratterizza questa struttura di 1.185 mq che è il nuovo Parco Culturale Phoenix. Interrata sotto il giardino, una piccola stanza, simile a uno speco illuminato da un singolo oculo, offre al visitatore uno spazio di contemplazione intimo e tranquillo. Attraverso un percorso che si snoda lungo i sei piani della struttura, il visitatore abbandona lentamente le atmosfere buie dei primi livelli fino a giungere allo spazio ampio e basso dell’open space all’ultimo piano dove, in virtù della superficie continua di lucernari che lo sovrasta, viene immerso in un ambiente inondato da una luce morbida e soffusa.