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Collegio Reggio / Andrés Jaque Office for Political Innovation

Architetto: Andrés Jaque Office for Political Innovation
Luogo: Madrid, Spagna
Anno: 2022
Fotografo: José Hevia
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Ispirato ai princìpi del metodo Reggio Emilia, sviluppato nella città emiliana alla fine della Seconda Guerra Mondiale dal pedagogista Loris Malaguzzi, portavoce dell’esigenza della comunità di promuovere una rinascita attraverso l’educazione dei bambini, il nuovo Collegio Reggio di Encinar de los Reyes, Madrid, progettato dall’architetto Andrés Jaque dello studio Office for Political Innovation e completato a fine 2022, è un manifesto architettonico alla libertà creativa. Basandosi sull’idea che gli spazi possano stimolare negli alunni un desiderio di esplorazione e ricerca, l’edificio è pensato come un complesso ecosistema che consente loro di costruire le proprie conoscenze attraverso un processo di sperimentazione collettiva autoguidata, sviluppando in questo modo le proprie capacità e potenzialità. L’architetto Jaque – Preside della Facoltà di Architettura, Pianificazione e Conservazione alla Columbia University di New York – ha creato una perfetta fusione tra architettura e pedagogia, trasferendo nel progetto i fondamenti del collegio, secondo cui i tre grandi educatori sono gli insegnanti, la famiglia e gli spazi.

Evitando l’omologazione e gli standard unificati delle scuole tradizionali, l’edificio mira a diventare una sorta di multiverso, in cui la complessa stratificazione degli ambienti si fa leggibile ed esperienziale. Il collegio si presenta come il risultato della combinazione di diversi climi, ecosistemi, normative e tradizioni architettoniche. Anziché optare per uno sviluppo orizzontale – come succede nella maggior parte degli istituti scolastici – questo collegio si sviluppa verticalmente: una scelta che consente, da un lato, di ridurre al minimo l’impronta a terra dell’edificio, ottimizzando la richiesta generica di fondazioni, e, dall’altro, di creare una progressione di ambienti che, partendo dal pianoterra, destinato ai più piccoli a partire da 0 anni, accompagnano gli alunni fino ai 18 anni ai piani superiori, in una disposizione in cui la crescente maturità implica una maggiore capacità di esplorare, da soli o con i loro coetanei, l’ecosistema della scuola.

La progressione verticale del Collegio Reggio di Madrid inizia con gli ambienti al pianoterra dedicati ai più piccoli, per procedere ai piani superiori, dove gli studenti delle classi intermedie convivono con vasche di acqua riciclata e terra, create per alimentare un rigoglioso giardino interno che si estende fino ai livelli più alti, al di sotto di una struttura-serra. Attorno a questo giardino sono organizzate, come in un piccolo villaggio, le aule per gli studenti più grandi. Al secondo piano, un grande vuoto, che si apre con delle arcate sugli ecosistemi circostanti, è stato concepito come la principale piazza sociale dell’istituto. Questo spazio semichiuso di 470 mq, alto 8 metri, è stato realizzato come una cosmopolitica agorà, dove una serie di piccoli giardini, progettati in collaborazione con un gruppo di ecologisti ed esperti di edafologia, ospita e nutre comunità di farfalle, insetti, uccelli e pipistrelli.

In linea con il principio dell’architettura come strumento pedagogico, tutti gli impianti di servizio e i sistemi meccanici, anziché essere nascosti, sono lasciati a vista, in modo tale che i flussi che mantengono attivo l’edificio diventino un’opportunità per gli studenti di interrogarsi su come i loro corpi e le loro interazioni sociali dipendano da acqua, energia e ricambi d’aria. Il collegio consente a tubi, condotti, fili e griglie di diventare inesorabilmente parte del suo ecosistema visivo e materico. In tema di sostenibilità, l’edificio ne supera il paradigma per affrontare quello dell’ecologia come un approccio in cui l’impatto ambientale, le alleanze umane, la mobilitazione dei materiali, la gestione generale e le pedagogie s’intersecano attraverso l’architettura. La strategia low budget per ridurre l’impronta sul suolo si basa su princìpi progettuali quali il non impiego di rivestimenti, controsoffitti, pavimenti tecnici sopraelevati, contropareti e facciate ventilate.

La quantità complessiva di materiale utilizzato nelle facciate, nei tetti e nelle partizioni interne è stata ridotta del 48% semplicemente sostituendo gran parte della costruzione con semplici strategie di distribuzione dei sistemi meccanici e un isolamento termico affidato principalmente a un materiale resistente e naturale quale il sughero. Infine, sotto la guida del ricercatore e ingegnere strutturale Iago González Quelle, il team di progettazione ha modellato, analizzato e dimensionato la struttura dell’edificio in modo che lo spessore delle pareti portanti potesse essere ridotto in media di oltre 150 mm rispetto alle tradizionali strutture in cemento armato. Complessivamente, ciò ha comportato una riduzione del 33% dell’Embodied Energy, l’energia incorporata nella struttura dell’edificio.

Articolo pubblicato su IQD 70


  • Architects: Andrés Jaque/Office for Political Innovation
  • Team: Roberto González García, Luis González Cabrera, Alberto Heras, Ismael Medina Manzano, Jesús Meseguer Cortés, Paola Pardo-Castillo, Rajvi Anandpara, Juan David Barreto, Inês Barros, Ludovica Battista, Shubhankar Bhajekar, Elise Durand, Drishti Gandhi, Maria Karagianni, Bansi Mehta, Alessandro Peja, Meeerati Rana, Mishti Shah, Saumil Shanghavi
  • Structural engineering: Qube Ingeniería de Estructuras
  • Services engineering: JG Ingenieros
  • Quantity survey (project): Dirtec Arquitectos Técnicos
  • Ecology and edaphology: Mingobasarrate
  • Project management: Ángel David Moreno Casero, Carlos Peñalver Álvarez, Almudena Antón Vélez

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