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Braiding a new design culture / Izaskun Chinchilla Moreno per IQD

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All’interno della sezione “Architettura Tessile” curata da Benedetta Tagliabue nel numero 69 di IQD, l’architetto Izaskun Chinchilla Moreno, specializzata nel design con materiali riciclati, riconvertiti o riutilizzati in maniera creativa, attraverso il racconto di alcune delle sue opere – La casa di Carmena, l’installazione l’installazione pop-up Organic Growth, la ristrutturazione e il recupero della fortezza di Castillo de Garcimuñoz e il progetto Utopicus Clementina Cowork – esprime chiaramente la sua visione architettonica.

La Casa di Carmena

Indipendentemente dalla posizione, dalle dimensioni e dal periodo in cui sono state costruite, le case ancestrali portano i segni delle famiglie che vi hanno vissuto; riflettono e rappresentano visivamente e architettonicamente i loro gusti e le loro abitudini. La Casa di Carmena, nella Provincia spagnola di Toledo, non fa eccezione. Il progetto di ristrutturazione di questa residenza di 374 mq prende il via dalla sfida di trasformare un’architettura esistente, recuperando con senso critico i buoni costumi del passato e fondendoli con i modi di vivere contemporanei. L’intervento rifiuta come valore assoluto quell’obbligo di leggibilità storica per gli interventi sul patrimonio architettonico associato alla Carta di Atene, soprattutto quando ciò va a incidere sull’attività degli utenti o costringe a operare una pulizia strutturale che toglie quel calore che per molti una casa deve avere.

Di conseguenza, tutti quegli aspetti figurativi, le finiture e i dettagli che in qualche modo contribuiscono al benessere dei residenti sono stati preservati e reinterpretati con occhio attento e critico. Con i vecchi materiali sono state realizzate nuove strutture, più ampie e capienti, mentre i nuovi materiali sono stati intrecciati per evocare le ancestrali lavorazioni e intagli del legno. Inoltre, trasformando il tempo nel miglior alleato del progetto, nella quasi totalità dei casi il materiale utilizzato proviene da demolizioni. La casa di due piani si sviluppa attorno a una corte scoperta con piscina e sauna, a cui si accede varcando un cancello realizzato con pezzi di legno e metallo di recupero. Qui, un’esplosione di colori e forme è affidata all’impiego di materiale ceramico, sia nella pavimentazione sia nei muri. All’interno, il piano inferiore ospita il programma pubblico, mentre il piano superiore è destinato alle camere da letto e agli spazi più privati.

Photo: © Carlos Lozano

Organic Growth

Uno straordinario intreccio di colori, forme e materiali riciclati caratterizza anche l’installazione pop-up Organic Growth, realizzata nel 2015 a New York per il concorso City of Dreams Pavilion. Un’installazione alta quasi 5 m che parla di una città del futuro che avrà imparato molto dalla natura. L’ispirazione è arrivata dalle strutture naturali, con particolare riferimento alla morfologia delle ortensie, che crescono in diverse direzioni per adattarsi al contesto e alle circostanze temporali. L’Hydrangea macrophylla, meglio nota come ortensia, ha grandi fiori globosi che assomigliano a delle cupole; il loro numero su ogni pianta dipende da diversi fattori, come l’età, l’orientamento, l’umidità, la luce o la qualità del terreno. In definitiva cresce mantenendo un buon equilibrio con l’ambiente. Non dovrebbe essere quello che fa la Città dei Sogni? L’architettura deve imparare dalla filosofia di una crescita organica: è fondamentale mantenere idee flessibili così che possano adattarsi alle reali necessità. Imparare dalla natura aiuta a prendersi cura del benessere dell’uomo.

In Organic Growth i materiali usati sono tutti riciclati e provenienti da produzioni ecosostenibili. I suoi rami, composti da ombrelli rotti, vecchi sgabelli, treppiedi o ruote di bicicletta rotte, sarebbero poi stati facilmente riutilizzati come protezioni dal sole, dal vento e dalla pioggia in finestre, terrazze o spazi esterni della città e gli elementi più grandi trasformati in lampadari. Tutti gli elementi potevano essere utili per i centri comunitari o le ONG. L’opera, attraverso un coinvolgimento immersivo, sensibilizzava i visitatori sull’approccio progettuale definito dalla culla alla culla – opposto al termine dalla culla alla tomba, con cui s’indicano i metodi di analisi del ciclo di vita di un prodotto – che consiste nell’adattare alla natura i modelli dell’industria, ovvero convertire i processi produttivi, assimilando i materiali usati a elementi naturali, che devono quindi rigenerarsi.

Photo: © Miguel de Guzmán

La fortezza di Castillo de Garcimuñoz

La fortezza di Castillo de Garcimuñoz, piccolissimo comune spagnolo nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia, nella Provincia di Cuenca, è una stratificazione di elementi costruttivi risalenti a epoche diverse, dal XII secolo, epoca a cui risalgono i resti di una cittadella moresca presenti al livello inferiore, fino al XVIII secolo. Epoche diverse, differenti tecniche costruttive, demolizioni, superfetazioni e la mancanza di un coordinamento hanno reso difficile la lettura della storia e, di conseguenza, la visita e la fruizione di questo importante complesso. Queste considerazioni hanno reso necessario nel 2016 un intervento di ristrutturazione e recupero del complesso, con l’introduzione di nuove funzioni, come cinema all’aperto, spazi per mostre temporanee e una biblioteca, al fine di garantire sia la conservazione fisica del complesso sia la sua utilità sociale. Uno degli elementi chiave dell’intervento è stato quello di concepire il progetto come un sistema ortografico, in cui i nuovi elementi architettonici sono piccoli e leggeri come i punti e le virgole in un testo, ma la loro collocazione è fondamentale per comprendere l’intricato patrimonio storico.

Differenti strategie e gruppi di materiali hanno consentito di separare percettivamente elementi appartenenti a epoche diverse, contribuendo a una miglior comprensione dei dati storici. I nuovi elementi possono essere tutti facilmente smontati e sostituiti, consentendo in questo modo al progetto di essere reversibile e al complesso di poter incorporare in futuro altre destinazioni d’uso e trasformazioni digitali. L’area inferiore, dove si trovano le antiche rovine di una cittadella musulmana, è coperta da una piattaforma pedonale, composta da una lastra di vetro e da un’intelaiatura metallica, che consente di sfruttare l’effetto serra in inverno. Sulla pedana sono presenti dei camini solari che riducono il caldo in estate e fungono da espositori a scopo museale. L’ampio utilizzo dell’acciaio zincato, la sistematica eliminazione dei giunti saldati e l’applicazione di trattamenti superficiali che garantiscono la traspirabilità e la longevità di tutti i materiali inoltre minimizzano i costi di manutenzione.

Un’altra considerazione che ha influenzato le scelte progettuali è legata alle limitate risorse per la manutenzione del piccolo comune di Castillo de Garcimuñoz, che conta meno di 200 abitanti. Risorse in parte provenienti dall’alto afflusso di visitatori, soprattutto nella stagione estiva, supportato dall’ubicazione nei pressi della trafficata autostrada che collega Madrid a Valencia. Questo ha portato alla decisione di ridurre gli spazi con richiesta di apporto energetico e di adattarli ai diversi usi nel corso dell’anno. La maggior parte dello spazio fruibile viene usato per un periodo di 8/9 mesi e, secondo i principi dell’architettura bioclimatica, solo quando il bel tempo e le strategie passive adottate lo permettono. Gli spazi culturali utilizzati, che nella bella stagione arrivano fino a 2.000 mq, in inverno si riducono a non più di 250 mq, con una forte riduzione dei costi di gestione ed energetici.

Photos © Miguel de Guzmán

Utopicus Clementina Cowork 

Fino al XVIII secolo, il quartiere Gràcia era rurale, con tipiche fattorie catalane, conventi religiosi e occasionali residenze signorili che l’alta borghesia di Barcellona utilizzava per le vacanze estive. Nel XIX secolo, con la Seconda Rivoluzione Industriale e la demolizione delle mura medievali che limitavano la crescita urbana di Barcellona, il quartiere divenne un’area fondamentale della sua espansione. I vecchi campi coltivati furono trasformati in terreni per costruire nuove industrie. L’urbanizzazione del Paseo de Gràcia, luogo prediletto per le passeggiate domenicali della borghesia, portò alla definitiva annessione di Vila de Gràcia a Barcellona nel 1897. Nonostante gli insediamenti industriali, il quartiere ha mantenuto il suo carattere rurale per oltre due secoli e, ancora oggi vi sopravvivono fontane, cortili, case ed edifici che testimoniano questo passato. Oltre alle sopravvivenze rurali, Gràcia possiede anche un patrimonio modernista di enorme interesse. Il Modernismo a Gràcia si estende da piazza Lesseps ai Jardinets, passando per la Rambla del Prat o Calle de les Carolines; per la maggior parte edifici poco conosciuti dal grande pubblico, ma di grande bellezza e originalità.

Qui si trova la restaurata Casa Vicens di Antoni Gaudí, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Casa Vicens, costruita tra il 1883 e il 1885, è considerata la prima opera completa dell’architetto. Qui Gaudí portò la ricca natura dell’annesso giardino all’interno della casa, riproducendola su soffitti e pareti e creando una stretta relazione tra spazio interno ed esterno. La casa sfoggia un ampio catalogo di soluzioni ceramiche fatte a mano. Il progetto del nuovo spazio di coworking di 384 mq progettato per Utopicus, la società spagnola leader nella gestione di spazi di lavoro flessibile, sorge in questo quartiere ed è stato pertanto influenzato dalle sue origini rurali e dalle sue architetture moderniste, con particolare riferimento a Casa Vicens. La traccia più evidente sono le preziose ceramiche che adornano la facciata e gli interni della struttura. Ceramiche moderne, ecologiche e di facile manutenzione che hanno però mantenuto un’estetica artigianale. Sono state scelte ceramiche dall’aspetto naturale, alcune nei toni dell’argilla che rivelano la materia prima originale, e su di esse sono state applicate a mano protezioni semigreificate, che ricordano le brocche e le ceramiche prodotte quando Gràcia fu annessa a Barcellona, pezzi unici che parlano delle mani di chi li ha realizzati.

L’ispirazione alla natura negli spazi interni è un altro elemento che collega lo spazio al contesto. L’illuminazione e il cablaggio, le ringhiere, le finiture delle pareti, la segnaletica e gli elementi di orientamento sono stati tutti ispirati dalla geometria, dai colori e dalla logica materica degli alberi. Un legame quello con la natura che ha determinato anche la considerazione dei più avanzati standard di sostenibilità. L’edificio dispone di un’abbondante dotazione di pannelli solari in grado di coprire una parte significativa del fabbisogno energetico e utilizza mezzi passivi di ventilazione per evitare l’uso di aria condizionata. L’ampio lucernario e un camino solare garantiscono inoltre il rinnovo dell’aria in modo naturale, evitando al contempo l’ingresso di rumori molesti dall’esterno. Tutti questi elementi, insieme alla piccola scala dell’edificio, definiscono un’atmosfera interna rilassata e accogliente. Il giardino, esposto a Sud all’interno di un cortile condominiale, è dominato da una profumata Citrus Clementina, che dà il nome alla struttura. Il progetto è un omaggio a tutti coloro che credono che comprendere l’innovazione richieda anche un ritorno alle radici di ciò che siamo stati come comunità e come cultura.

Photos © Miguel de Guzmán

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