MARCIO KOGAN
Brazil IQD 57
BIOGRAFIA
Nato a San Paolo in Brasile nel 1952, si è laureato presso la Scuola di Architettura e Urbanistica all’’Università Presbiteriana Mackenzie nel 1976. Figlio di Aron Kogan, ingegnere noto negli anni ’50 e ’60 per la progettazione e la costruzione di grandi edifici a San Paolo, come Edificio São Vito e Edificio Mirante do Vale, fin da bambino segue il padre nei cantieri. Per anni la sua l’esperienza professionale si divide tra architettura e cinema fino al 1988, anno della svolta e della decisione di dedicarsi esclusivamente all’architettura. Alla fine degli anni 70 fonda a San Paolo lo Studio di architettura MK27, oggi composto da 30 persone, tra architetti e collaboratori esterni, e vincitore di più di 250 premi nazionali e internazionali, tra cui: IAB (Institute of Brazilian Architects), São Paulo Architectural Biennial, WAF, Architectural Review, Dedalo Minosse, Record House, Leaf, D&AD, Spark, Barbara Cappochin, Iconic e Buenos Aires Ibero-americana Architectural Biennial. Nel 2012 lo studio ha rappresentato il Brasile durante la Biennale di Venezia. I progetti dello StudioMK27, particolarmente apprezzati per la semplicità formale e la cura al dettaglio, se da un lato hanno in sé la radice della modernità del Brasile – almeno dal punto di vista formale – dall’altro, danno seguito a quel processo iniziale di apertura alla produzione internazionale contemporanea di paesi come la Spagna, il Belgio, i Paesi Bassi e il Giappone. Tra i suoi progetti ricordiamo: “Casa Plana”, “Casa Pasqua”, “Casa Tetris”, “Casa Da Rampa”, “Casa Na Mata”, “Livraria Cultura” e “Casa MM”. Marcio Kogan è docente presso il Politecnico di Milano e all’Escola da Cidade a San Paolo e membro onorario dell’“AIA” (American Institute of Architecture).
Brasile
A differenza di quegli architetti che hanno nelle loro prime opere la massima e più radicale rappresentazione del loro pensiero, i progetti di Marcio Kogan hanno impiegato più di venti anni per definire la propria identità. Questo periodo può essere correlato alla necessità di creare e sviluppare un lessico formale, piuttosto che la sintesi di un manifesto discorsivo sulla pratica dell’architettura. La forza del suo lavoro sta nella precisione del disegno e della pratica. In questo senso, i primi progetti, che già contengono il DNA del suo pensiero, sono stati una sorta di “laboratorio”, nel quale sono state testate le diverse soluzioni architettoniche. L’inizio della sua carriera, se letto in retrospettiva, sembra una giustapposizione confusa di riferimenti senza unità culturale, estetica o politica. Da qui deriva la sua architettura. Volendo creare un’evoluzione a tappe del suo lavoro, si potrebbe pensare che i primi lavori non siano collegati ai progetti sviluppati a partire dalla Casa Du Plessis del 2003. Ritengo invece sia vero il contrario: è proprio nella sua prima (e pressoché sconosciuta) fase che abbiamo la chiave per comprendere la sua architettura futura. È altrettanto semplicistico tentare di spiegare la sua evoluzione professionale facendo riferimento a una pausa negli anni 2000 che l’ha portato ad allontanarsi dal postmodernismo internazionale per avvicinarsi alla modernità brasiliana di architetti come Vilanova Artigas, Oscar Niemeyer, Lucio Costa e Rino Levi.
GABRIEL KOGAN