LUMA Arles / Frank Gehry
E’ stato aperto a fine giugno il campus Luma Arles, su cui troneggia, quale nuovo landmark, una spettacolare torre alta 56 metri, dalla superficie totale di 15.000 mq e con una facciata ricoperta da 11.000 pannelli di acciaio inossidabile, uno diverso dall’altro, che catturano la luce di Arles e quei riflessi tanto cari all’architetto Gehry.
,Con il completamento, lo scorso giugno, della Luma Tower, progettata dal grande architetto americano Frank Gehry, è stato ufficialmente aperto al pubblico il campus creativo Luma Arles della Fondazione Luma, organizzazione no-profit istituita in Svizzera nel 2004 dalla collezionista d’arte e mecenate Maja Hoffmann e concentrata sulle relazioni tra arte e cultura, ricerca, rispetto ambientale, diritti umani e educazione.
La Fondazione, che dal 2013 ha una sede anche in Francia, nella città di Arles – famosa per i suoi prestigiosi monumenti romani e per i suoi numerosi edifici antichi e moderni entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità che le hanno permesso di fregiarsi del titolo di Città d’Arte e di Storia – ha avviato, in collaborazione con l’architetto Frank Gehry, il progetto di ripristino di un’area industriale abbandonata di 11 ettari, un tempo occupata da sette capannoni delle officine ferroviarie, trasformata nel Parc des Atelier: modello esemplare e lungimirante di sito dedicato alla creazione contemporanea con lo scopo di promuovere l’attività di artisti, professionisti, ricercatori e scienziati indipendenti a livello internazionale.
In seguito alla ristrutturazione della maggior parte dei vecchi stabilimenti, adibiti a spazi espositivi o performativi o come residenze d’artista, e al completamento del parco pubblico, trasformato dall’architetto paesaggista belga Bas Smets in un curato giardino che collega il sito con la città, è stato aperto a fine giugno il campus Luma Arles, su cui troneggia, quale nuovo landmark, una spettacolare torre alta 56 metri, dalla superficie totale di 15.000 mq e con una facciata ricoperta da 11.000 pannelli di acciaio inossidabile, uno diverso dall’altro, che catturano la luce di Arles e quei riflessi tanto cari all’architetto Gehry.
Nella nuova Torre, progettata per ospitare su sette piani gallerie espositive, spazi di ricerca per seminari e laboratori, archivi e una terrazza panoramica all’ultimo piano, sono evidenti i rimandi ricercati dall’architetto Frank Gehry a importanti simboli naturali, architettonici e artistici della città di Arles. Per creare un dialogo con lo skyline di Arles, punteggiato di numerose torri erette dall’antichità al Medioevo fino ai giorni nostri, l’architetto si è ispirato alle cime calcaree delle Alpille, la piccola catena montuosa che si erge dalla valle del Rodano a nord-est di Arles. Queste frastagliate formazioni geologiche, che creano un netto contrasto con la vallata da cui emergono, hanno avuto un forte impatto formale e contestuale sul nuovo edificio.
Le stesse masse rocciose hanno svolto un ruolo significativo anche nella produzione pittorica di Van Gogh in seguito al suo soggiorno a Arles: i tratti con cui l’artista ha reso le Alpille hanno influenzato il criterio di frammentazione della superficie della torre in moduli scomposti e ben visibili, rafforzando l’immagine di un dinamico edificio pittorico, capace di modificare il suo aspetto in base ai diversi punti di vista.
Grazie ai numerosi pannelli, che catturano e riflettono la luce ciascuno in modo diverso, l’edificio assume nel corso della giornata i colori e le sfumature del cielo e del contesto. Sempre di Van Gogh è la citazione di Gehry per i suggestivi effetti luminosi della Notte Stellata, quadro dipinto dall’artista in una clinica per alienati mentali nella vicina Saint-Rémy de Provence. Come ha commentato Maja Hoffmann, architettura e arte sono due forme creative che si nutrono a vicenda quando entrano in simbiosi nel momento giusto e alle giuste condizioni.
Nella torre, architettura e arte sono integrate. L’arte è parte della struttura dell’edificio, in cui costruzione e produzione artistica trovano un linguaggioncomune e si sincronizzano per formare un unico ambiente. Alla base dell’edificio, una
struttura vetrata circolare ospita su tre piani la biglietteria d’ingresso, una caffetteria e le prime gallerie espositive.
© Iwan Baan © Iwan Baan
Anche in questo caso è possibile ritrovare un chiaro rimando al contesto nella pianta della struttura, ispirata
all’Arena di Arles, lo storico anfiteatro romano costruito alla fine del I secolo d.c. e considerato il simbolo per eccellenza della città provenzale.