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Park Associati

Turning the Past into the Future IQD 78

BIOGRAFIA

Fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi, Park è uno studio che opera nei campi dell’architettura, della pianificazione urbana, dell’interior design e del product design. La storia di Park inizia in un appartamento riconvertito, uno spazio intimo, con alcune postazioni di lavoro, una sala modelli e una piccola cucina, dove lo studio ha mosso i suoi primi passi e iniziato a dare forma alla propria identità. Fin dall’inizio, il nostro approccio si è fondato sul dialogo e sulla collaborazione, creando un ambiente aperto alla contaminazione di idee, un metodo che ancora oggi è alla base del nostro modo di progettare. Con il tempo, Park è cresciuto, ampliando il proprio raggio d’azione e affinando una visione sempre più orientata alla ricerca e all’innovazione. Nel 2013 ci siamo trasferiti in una ex fabbrica di telefoni nel quartiere milanese di Città Studi, segnando una nuova fase della nostra evoluzione. Nel 2018 lo spazio si è ampliato per accogliere quasi 100 collaboratori, consolidando Park come un collettivo di architetti, designer e ricercatori impegnati nella definizione di nuovi modi di pensare e progettare lo spazio costruito. Progettiamo su diverse scale e ambiti disciplinari, dagli spazi di lavoro e residenziali al retail, all’hospitality e ai masterplan. I nostri interventi bilanciano visione e pragmatismo, dando forma a spazi radicati nel contesto e orientati a uno scopo preciso. Realizziamo luoghi di lavoro per clienti pubblici e privati, come Palazzo Sistema e la sede Salewa, che vanno oltre la funzione per sostenere identità e benessere. In ambito residenziale, progetti come il Consorzio Agrario e Le Altane di Lambrate esplorano nuove modalità dell’abitare urbano. Dagli ambienti retail immersivi alla rigenerazione urbana su larga scala, come Pirelli 35, Torre della Permanente e MoLeCoLa, trasformiamo la complessità in opportunità, progettando spazi sostenibili e resilienti, pensati per il futuro.

Turning the Past into the Future

L’architettura è un processo in divenire, un sistema che evolve nel tempo attraverso adattamenti, stratificazioni, riscritture. Ogni edificio porta con sé la memoria del contesto in cui è nato e, al tempo stesso, il potenziale per una nuova vita. Oggi, ripensare l’esistente è più che mai una necessità: la società contemporanea non può più ragionare secondo la logica della sostituzione, ma deve affinare la capacità di adattarsi, rigenerare, sovrascrivere. Il patrimonio edilizio contemporaneo – spesso percepito come obsoleto – diventa la materia prima di una nuova progettualità, in cui l’esistente non è ostacolo, ma motore di innovazione. Intervenire sull’esistente non è un’operazione nostalgica, né un semplice esercizio di sostenibilità. È una prospettiva progettuale che valorizza il costruito come risorsa, riduce il consumo di suolo, abbassa l’impatto ambientale e arricchisce la qualità dello spazio abitato. È una risposta concreta alle sfide urbane del presente, una nuova idea di futuro: un futuro che non azzera, ma stratifica. Il recupero di un edificio può essere un gesto di impatto minimo o una trasformazione radicale; può prevedere il semplice rispetto dell’involucro originale o un rinnovamento funzionale e tecnologico. Talvolta, la materia architettonica viene riutilizzata come una risorsa, attraverso processi di urban mining, che consentono di recuperare, ripensare e riusare materiali ed elementi costruttivi da edifici a fine vita. In altri casi, si lavora sulla rielaborazione degli spazi, rendendo possibile un cambio di destinazione d’uso che sovverte le funzioni per cui l’edificio era stato concepito. Nel nostro lavoro, crediamo che ogni progetto debba nascere da una comprensione profonda del suo contesto. L’identità di un luogo non è mai statica, ma è il risultato di una serie di relazioni, con lo spazio, con la materia, con gli utenti. Intervenire sull’esistente significa immergersi in questa complessità, accogliere la stratificazione del tempo e reinterpretarla attraverso una visione che sia nuova, unica e coerente in ogni suo elemento. Ogni intervento su un edificio esistente è un atto di ascolto e interpretazione, è un dialogo con il tempo, dove la sfida è ridefinire, rivelare nuove possibilità e far emergere l’identità latente di un luogo. Se costruire ex novo è un gesto di affermazione, riutilizzare è un gesto di rispetto e sensibilità: significa cogliere il potenziale dell’esistente e trasformarlo in un nuovo modello di sostenibilità, estetica e vivibilità. Abbiamo fatto dell’interpretazione e della trasformazione del passato una pratica progettuale costante, una prospettiva attraverso cui guardare alla città e al suo futuro. La nostra esperienza si è formata nel confronto con il modernismo milanese, con la sua logica modulare e la sua apertura alla trasformazione. Oggi continuiamo ad ampliare questa riflessione, esplorando nuove tecnologie e processi capaci di rendere il riuso una scelta sempre più strategica. Ringraziamo IQD Magazine per averci dato l’opportunità di curare questo numero, permettendoci di condividere la nostra visione attraverso un confronto aperto con professionisti e realtà che stanno contribuendo a ridefinire il futuro del costruito. Con questa raccolta di riflessioni e progetti, vogliamo offrire uno sguardo su un’architettura che non si limita a rispondere ai bisogni del presente, ma li anticipa, reinterpretando il costruito come risorsa e patrimonio per le generazioni future. Abbiamo selezionato una serie di interventi recenti – realizzati nell’ultimo lustro – caratterizzati da scale, tipologie e provenienze diverse, attraverso i quali emerge una visione dell’architettura come sistema aperto, in continua evoluzione. Non si tratta solo di conservare, ma di ri-significare: ogni intervento genera un nuovo dialogo con il contesto, con le esigenze contemporanee e con le possibilità future. Atelier Oslo trasforma un edificio vincolato in un polo di comunicazione contemporaneo, Gustav Düsing, in collaborazione con FAKT, adatta una ex tipografia a nuovo campus universitario e Prokš Přikryl Architekti trasforma un silo di cereali in uno spazio multifunzionale per conferenze e arte, mantenendo intatta la sua potenza espressiva. KAAN Architecten estende il museo di Anversa all’interno della sagoma originaria, evitando di produrre una nuova icona per la città e sottolineando il valore di permanenza dell’istituzione. Carles Enrich sposta il progetto su un piano quasi archeologico, in cui il lavoro sull’esistente diventa un atto di cura e di rivelazione. Anche Vector Architects intreccia recupero e paesaggio, integrando un ex zuccherificio con l’ambiente circostante per creare un’esperienza immersiva. Chartier Dalix amplia la prospettiva: in Rue des Poissonniers il riuso non è solo un’operazione architettonica, ma una strategia urbana che intreccia memoria, sostenibilità e qualità dell’abitare. Speriamo che questa selezione di progetti possa offrire al lettore spunti e una prospettiva ampia e sfaccettata su un tema non solo architettonico, ma culturale e sociale. Trasformare l’esistente è un’opportunità straordinaria per ripensare il rapporto tra architettura, tempo e comunità.

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