Pôle Simone Veil / K ARCHITECTURES
Lo studio di architettura K ARCHITECTURES ha progettato il polo Simone Veil, una nuova struttura multifunzionale socio-culturale e sportiva nel quartiere Danton di Le Havre in Francia
CONTESTO
Le Havre, con suoi 193.000 abitanti, è la prima città della Normandia. Nel luglio 2005 l’UNESCO ha iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale il centro di Le Havre, «…un esempio eccezionale d’architettura e d’urbanistica del dopo-guerra». Proprio in uno dei quartieri in fase di riqualificazione di questa affascinante cittadina, Danton, lo studio di architettura K ARCHITECTURES ha progettato la nuova struttura culturale, associativa e sportiva, che risponde alle esigenze e alle aspettative degli abitanti, consultati per comporre il progetto.
OBIETTIVI
L’obiettivo del progetto era quello di costruire un’architettura forte e identificabile, una “pietra miliare” unificante, aperta generosamente allo spazio pubblico di cui sarebbe stata un’estensione. Abbiamo inoltre compreso il bisogno degli abitanti di un’architettura generosa e amichevole, capace di accogliere quei semplici e incredibili momenti in cui le persone si riuniscono con spirito di fratellanza.
INTENTO PROGETTUALE
Il progetto fa parte di un piano semplice che completa il quadro di una nuova piazza pubblica destinata a unire il quartiere. Le facciate della struttura sono allineate con quelle delle strade vicine per sottolineare la forma di questo ampio spazio collettivo che unisce un grande centro commerciale minerario ad intimi giardini. L’edificio trae la sua genesi dalla morfologia archetipica dei magazzini in mattoni che popolavano le banchine vicine. Il paesaggio urbano, punteggiato da tetti a doppio spiovente, è innegabilmente legato al patrimonio della città di Le Havre al punto da farne un simbolo familiare di benessere. Il progetto riproduce il loro profilo per perpetuare il simbolo, quasi malinconico, di un’epoca serena e fiorente, inoltre rende omaggio alla semplice bellezza dei loro grandi volumi, attribuendo la loro efficienza agli spazi sportivi.
Questo edificio contemporaneo, pensato come icona saldamente ancorata al suo territorio, è stato tuttavia rimpostato per assolvere alla sua nuova funzione. In primo luogo la sua massa viene come sollevata per far scivolare al centro lo spazio pubblico. In secondo luogo, la sua matericità risponde alla tradizione dei mattoni in argilla opaca con una pelle vibrante fatta di lastre di acciaio inossidabile spazzolato. Infine, l’edificio risponde all’imponenza dei suoi modelli, con una “imponenza trasparente” capace di portare alla luce, sia letteralmente che figurativamente, le attività che ospita al suo interno. Il progetto presenta quindi un duplice aspetto, conferma da una parte una presenza urbana immutabile e potente e al contempo si veste di un paesaggio sensibile, animato dai riflessi pittorici dell’ambiente circostante in generale e del giardino pubblico in particolare.
L’architettura interna fa eco all’involucro esterno in un registro più domestico. Riprende il tema della trasparenza diffondendo una luce generosa attraverso spazi fluidi che sembrano incipriati di un bianco vaporoso. Il legno dà forma a questa atmosfera generale di pace e aggiunge di fatto una sensazione di benessere, derivante dalla sua azione biofila. A beneficiarne maggiormente è il grande palazzetto dello sport, con la sua volta sospesa interamente in legno dalla sofisticata geometria. Da queste basilari attenzioni alla città, al contesto, ai suoi abitanti e ai suoi costumi, l’architettura si è fatta interprete sensibile per dar luogo a questo edificio unico.